INSIEME E' MEGLIO

Non si può fare un discorso univoco su un tema talmente complesso, poiché in effetti ci sono molte diverse forme di cure che vengono prestate. Macroscopicamente potremmo distinguere un caregiving professionale(dove chi presta cure è personale specializzato e abilitato) e un caregivingessenziale e sotterraneo che è quellofamiliare (in cui il caregiver sta accanto, supporta e permette la quotidianità di un proprio caro ammalato), e di cui vorrei parlare.

Con una società che invecchia e tutta una serie di gravi disabilità non mortali, ma comunque difficili da gestire giorno per giorno, sono tantissime le famiglie che vengono a contatto con la difficoltà dell'assistenza continuativa, laddove un proprio congiunto si ritrovi al centro di una sequela di amorevoli doveri necessari alla sopravvivenza.
Sono situazioni taciute, ma di certo non rare.

I caregiver familiari sono quasi profili umani in secondo piano rispetto all'accudito, spesso restano al di fuori dell'attenzione, anche se la loro attività è fondamentale.
Si tratta di persone spesso stanche ma coraggiose e tenaci, intenzionate a rendere la vita dei propri amati la più dignitosa possibile; le loro condizioni psicologiche però non vengono considerate abbastanza, prima di tutto da loro stessi (che non hanno il tempo, le energie e il denaro per curare sé).

Ma chi pensa a loro? Compongono realmente un universo di bisogno, un universo punteggiato da una moltitudine di peculiarità, e anche nel caregiving familiare dobbiamo tener presente lediverse esigenze delle singole patologie che affliggono il paziente: sempre psico-fisicamente onerose, ma non sovrapponibili, le attenzioni da prestare per esempio a una persona mielolesa, rispetto alla cura di chi è affetto da demenza.

I problemi comportamentali, cognitivi, funzionali o fisici che caratterizzano l'accudito modificano di molto anche gli stili di vita del caregiver, ad esempio, quando la capacità del "ricettore" di esprimere gratitudine è intatta, chi accudisce può trarne un poco di sollievo.